- Scritto da Marco Olivo
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Un cordone ombelicale che ci lega per sempre…
Grazie alla mia professione, ho avuto modo di conoscere colleghi e amici di ogni regione italiana e credo di poter tranquillamente affermare che noi sardi siamo un popolo che vive in simbiosi con la propria terra. La viviamo come una madre che attende con gioia, a braccia aperte, il ritorno del proprio figlio lontano. Quando la nave, si avvicina alla costa sarda, percepiamo nell'aria un profumo unico e immutato nel tempo, un mix di mirto, lentisco, ginepro e corbezzolo che ci inebria e ci fa sentire a casa. Se i figli "so' piezz'e core", il nostro paese è appunto quel cuore che da quando si nasce a quando si muore pulserà sempre e solo per noi. L’emozione è immutata nel tempo, i flashback si ripetono sempre uguali. Appena sbarco e percorro la 131 mi nutro di Sardegna. Il panorama che mi scorre davanti, varia solo a seconda della stagione: dal color oro dell'estate al verde intenso dell’inverno. Quando giungo in prossimità di Gonnostramatza, il mio cuore batte all'impazzata, lo sento in gola, e faccio uno sforzo tremendo per non piangere di gioia. Riconosco l'immutato paesaggio: le colline, gli alberi, le vigne, gli orti, le prime case, il fiume... E' tutto un turbinio di ricordi che schizzano irrefrenabili nella mia mente. Poi quasi per magia ritorno bambino, e riprendo a giocare cercando di indovinare chi sarà il primo tramatzese che incontrerò al mio ingresso in paese. Credetemi, è stupendo dopo un anno rivedere un volto che hai sempre conosciuto. Solo allora ti rendi conto che sei tornato indietro nel tempo, alle tue origini, a quello che è dentro di te, che ti appartiene e che nessuno ti potrà mai strappare via. Una strana sensazione si impadronisce di te. E' come svegliarsi ed aver chiaro l’ultimo sogno fatto. Questo accade soprattutto quando, in lontananza, scorgi tua madre e tuo padre fuori dal cancello che attendono emozionati, il tuo arrivo insieme alla tua nuova famiglia.. (SEGUE)