- Scritto da Marco Olivo
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Un cordone ombelicale che ci lega per sempre.. 2
A quel tempo io ero un ragazzo, che giocava a ramino e fischiava alle donne. Credulone e romantico, se avessi potuto scegliere fra la vita e la morte avrei scelto l’America (Buffalo Bill – De Gregori)...
Le torride estati tramatzesi, richiedevano almeno due ore di "megama", la sacra dormita post "prandiale". Fingevo di ritirami nella mia stanza, ma con passo felpato uscivo furtivamente. Aprivo il cancello, e davo sfogo alla mia turpe voglia. No, non ascoltavo Bach, semplicemente mi appropriavo indebitamente del vecchio Garelli di babbo, e via... più veloce della luce... in direzione bar di Giovino. Era il mio modo di cercare refrigerio e adrenalina. Facevo il giro completo del paese per la principale circonvallazione. Non c’era in giro mai anima viva, sembrava quasi un paese fantasma. Dopo il bar di Cenza, meglio noto come bar di sù, c’era un "curvone" che invitava a delle pieghe memorabili. Una di quelle mi fu fatale per il resto della vita. Sia per il miracolo che mi salvò dallo schiantarmi contro il muro, sia per il destino che si palesò sotto l’aspetto burbero del maresciallo Orazio Sedda, che assistete a quella scena. Non saprei dire come, visto che non notai nessuno in giro per il paese. Orazio, era un amico di famiglia. uomo burbero, con la spiccata "pragmaticità" tipica barbaricina. Un pomeriggio mentre degustava una vernaccia, quale viatico al pranzo, in compagnia di alcuni amici, si rivolse a mio padre: <<Antonio se non vuoi che tuo figlio si faccia male o diventi un delinquente, ti conviene farlo arruolare al più presto...>>. Una passata di botte, "una cadra in marmillino", misero fine ai miei giorni di “Ladro di motorini”. Camilleri in seguito ne fece un romanzo, modificandone titolo e situazioni. Scherzo ovviamente, è solo un modo per infilarci uno degli autori che amo e ringrazio per aver dato vita al mito di Montalbano. Scusate la divagazione... ci rivediamo in caserma... (SEGUE)