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Tramatzesi in giro per il mondo: Baltico e Polonia
Tappa 1 - Baltico e Polonia
Ricordo ancora quella volta… che da bambino, sfogliando l'atlante di casa, soffermai lo sguardo su un’enorme macchia colorata che si estendeva ipnotica per quasi tutta la pagina: la mappa dell’Unione Sovietica. Per me l’Est Europa e i paesi dell’Ex Unione Sovietica hanno sempre rappresentato qualcosa di misterioso, arcaico e affascinante. Immaginatevi oltre 300 milioni di persone che vivono in circa 22 milioni di kilometri quadrati, un territorio immenso che da Ovest si spinge fino all’estremo Est, arrivando al Nord del Polo. Dopo aver viaggiato tantissimo in Europa mi sono detto: perché non puntare verso quei paesi e territori che in tanti snobbano o che tantissimi non sanno neppure dove si trovano?
Il mio primo contatto con l’Est avvenne nel 2011 quando, decisi di intraprendere un breve viaggio in solitario, di circa due settimane, nei Paesi Baltici: Lituania, Lettonia e Estonia. Un viaggio via terra, utilizzando treni e autobus, dormendo e mangiando ospite improvvisato della gente del posto. Fu una prima esperienza perfetta, leggera e istruttiva. Finalmente iniziavo a conosce l’Est Europa in prima persona, e ironia della sorte proprio partendo dai questi paesi che nei primi anni Novanta furono i primi a lasciare il gigante Sovietico e a dare inizio ad una nuova era.
Sicuramente i ricordi e le memorie di viaggio che ho di questi piccoli e poco conosciuti paesi, sono le migliori e più vivide. Mi è piaciuta sia l’atmosfera che ho respirato in città come Vilnius, Riga e Tallin, sia quella delle campagne intorno a Kaunas o del Parco Nazionale Aukstaitiia. L’orgoglio, l’umiltà e l’ospitalità sono le principali caratteristiche di questi paesi che, dopo aver sofferto e lottato per la libertà ’, ora, che l’hanno ottenuta, lavorano per avere un futuro dignitoso e decoroso senza però perdere di vista il sofferto passato. In questi paesi, sembrerà strano ma si respira tranquillità e serenità : poche automobili per le strade, treni che vanno a 20 km all’ora... situazioni che mi ricordano tanto la Sardegna. Altro fatto che mi ha colpito è stata la sicurezza incontrata. Ho viaggiato di notte in treno o autobus, ho anche fatto autostop da Kaunas a Vilnius e non ho mai avuto problemi, anzi in tanti vedendomi con lo zaino in spalla hanno cercato di aiutarmi, interessandosi sul dove ero diretto… come la nonnina che nel parco davanti alla Stazione di Kaunas mi chiese se fossi americano... come se il muro non fosse mai caduto!
Dei Paesi Baltici ho apprezzato anche la varietà di paesaggi: dalle coste sabbiose della Lituania, ai laghi e boschi delle zone interne fino ad arrivare alle coste estoni del nord, dove l’acqua del Baltico è talmente fredda, anche d’estate, da non sentire i piedi una volta immersi. Un sacco di cose stanno cambiando in questi Paesi, l’Europa e l’Euro sono ormai una realtà ’ viva e forte. Spero che tutto ciò sia un importante miglioramento per tutti coloro che vi abitano, ma che allo stesso tempo non sia una perdita per tutti gli affamati cacciatori di diversità .
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Dopo qualche mese fu il turno della Polonia, forse il più Europeo e industrializzato dei paesi dell’Est. Due settimane in viaggio nella regione più orientale del paese, la Precarpazia, al confine con l’Ucraina e la Slovacchia, da molti considerata la più povera, desolata e difficile da raggiungere, ma secondo me la più ricca e interessante per tradizioni, cultura e storia. Punto di partenza fu la splendida Cracovia con i suoi palazzi barocchi e le chiese gotiche, una delle città più pulite e verdi cha abbia mai visitato.
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Tappa, quasi forzata, fu la visita al Campo di Concentramento di Auschwitz, esperienza unica e indimenticabile. La visita al campo dura ben 5 ore e ti permette di ripercorrere fisicamente e mentalmente tutti i momenti della vita di un prigioniero... la sofferenza ti assale, ti pietrifica e ti annienta psicologicamente. Non era la prima volta che mi capitava di visitare un luogo del genere (in precedenza ero stato a Mathausen, Dachau e alla Risiera di San Sabbia a Trieste, l’unico esempio di lager nazista in Italia), ma le sensazioni che si provano camminando tra gli edifici di Auschwitz sono indescrivibili e uniche. Al di la della visita ai forni crematori, alle camere a gas o di tortura, forse il momento più intenso e toccante è stato varcare il famoso cancello di ingresso con sopra la scritta “arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi)...
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Ho viaggiato verso il sud della Polonia in treno e autobus e quello che mi ha colpito di più è stata la purezza della natura e dei paesaggi. Coloro che pensano che la Polonia sia solo una terra piatta grigia e monotona si sbagliano di grosso: tantissimo verde, intensi profumi, bellissime colline che ti sembra di stare in un bel dipinto fiammingo. Ho avuto anche la possibilità di conoscere bene le persone. Inizialmente, non so perché ma ho avuto la strada idea di una sorta di atteggiamento comune tra russi e polacchi (con tutto il rispetto per i miei amici russi), quando si tratta di conoscere persone straniere. Assolutamente no! Ora considero i polacchi più vicini a noi italiani per la stessa facilità a fare amicizia, sorridere e non smettere mai di parlare e per la grande ospitalità .
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Ho incontrato persone così aperte e generose, che se geograficamente parlando consideriamo la vicinanza a nord degli scandinavi (“Ciao amico...lo sai ti voglio bene in ogni caso”), ad ovest dei tedeschi (“Su dai facci un sorriso”), e dei russi ad est (“Ehi...ti ho preso...sei mio!”), mi chiedo da dove viene questo atteggiamento aperto e spontaneo. Dagli Slavi? Ma non credo. Ah ci sono....dal Mar Baltico! Una caratteristica dei polacchi che ho notato è l’intelligenza e la sensibilità . In Polonia spesso le persone, durante una conversazione evitano di essere dirette e invadenti, non amano criticare. Un polacco non arriverà mai ad offenderti dicendo che la tua pronuncia fa schifo o ciò che stai dicendo non vuol dire niente, anzi ti fa sentire importante e ripete tutto per farti capire bene. Stessa cosa quando si tratta del cibo. La Polonia è nota per avere una delle tradizioni culinarie più infime e pessime d’Europa: patate, barbabietole, segale, patate, barbabietole, segale, patate, patate, patate e ancora patate. Non per questo non ti fanno mangiare da re quando ti invitano a casa loro. Ricordo ancora il risotto ai funghi cucinato dalla mamma di Marcin, uno studente conosciuto a Krosno, piccola città universitaria nell’est del paese. Mi offrirono addirittura del vino italiano, dicendomi che un italiano non accompagna mai un risotto con della vodka o del kwass. Su questo la mamma di Marcin aveva ragione da vendere, un po’ meno su come cucinare il risotto!
2 commenti
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marco Giovedi, 04 Settembre 2014 Comment Link
Veramente questi sono viaggi....non si scappa da niente! Anzi si impara qualcosa. molto piu' che stando seduti a casa (anche nella sua regione) davanti alla televisione
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francesco Martedi, 02 Settembre 2014 Comment Link
Uguale all immigrato in cerca di fortuna.....che scappa dalle tragedie della sua regione....