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"Se descrivi bene il tuo villaggio, parlerai al mondo intero" [Lev Tolstoj]

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STEFANO ATZORI, L'ORONZO CANA' DI GONNOSTRAMATZA...

STEFANO ATZORI img0<<Mi volete fare l'intervista di persona? Scusatemi, ma questa settimana non ho proprio un attimo di tempo... Ci facciamo una bella chiacchierata al telefono? E' uguale. Se siete d'accordo ci risentiamo tra un'ora che sono in pausa pranzo e ho un po' più di  tempo da dedicarvi... >>.

Intorno alle tredici richiamo Stefano Atzori, l'allenatore del Gonnos Sport, la squadra rivelazione del girone H del campionato di calcio di terza categoria. E' a casa sua, in Su Xiau Mannu a Gonnostramatza, ed ha appena finito di pranzare in compagnia della moglie Michela, ottima cuoca, dice lui, e del figlio Augusto, un bimbo  vivace che ama Spider Man, ma non disdegna di giocare al calcio.

 Allora Stefano, finalmente è arrivato questo sorprendente quarto posto.
Lo hai voluto fortemente?

Ammetto che ho sempre creduto in questa squadra. Era solo una questione di tempo. Probabilmente se avessimo iniziato il campionato al completo ci saremo tolti anche qualche altra soddisfazione. Il Gonnos Sport è una bella realtà calcistica.
In sottofondo si ode la piacevole musica dei Nomadi, di cui Stefano è un grande estimatore, nonché fondatore del 1° fan club sardo.

Diamo la possibilità a chi non ti conosce di farsi un’idea su di te.
Chi è Stefano Atzori e perché il calcio? Raccontaci...

Sono nato a Gonnostramatza quarantuno anni fa, ma sono cagliaritano d'adozione, perché i miei genitori lavoravano e vivevano a Cagliari. Non ho avuto una vita allegra e spensierata, perché due tragici eventi mi hanno segnato nel cuore.
La voce di Stefano si emoziona e si incupisce mentre racconta la tragica scomparsa, da adolescente, del fratello Macario, e quella, da adulto, della prima moglie Ester.

Ho iniziate a giocare al calcio a neppure 6 anni, grazie a Salvatore Medda, allenatore e maestro di vita. Sono cresciuto nelle giovanili della Johannes, la società cagliaritana che ha sfornato talenti calcistici come Gianluca Festa e Andrea Cossu. Nel 1982 sono  rientrato al mio paese, dove ho iniziato a giocare nell'Oratorio San Luigi. A quindici anni ho esordito nell'Under 18, e subito dopo sono stato convocato in prima squadra, nella seconda categoria, allora allenata da Piola, un simpatico mister. Con il Gonnostramatza disputai da titolare un bel campionato , che mi valse la chiamata del Genuri, dove, segnai subito 20 goal. Arrivò l’interessamento della Tharros, allora in serie D, con la quale iniziai la preparazione, ma non firmai. Avrei dovuto esordire a Nuoro in Coppa Italia, ma rinunciai, senza mai pentirmene. Accettai l'allettante offerta di Silvino Marras, allora presidente del Genuri e rimasi così per altri sei anni nel piccolo comune ai piedi della Giara, fino a quando lo stesso presidente, per ringraziarmi dei bei campionati disputati, mi regalò il cartellino. Scelsi di rientrare in paese, dove vincemmo subito il campionato di terza categoria, e più tardi anche quello di seconda. Riuscimmo nell’intento di portare una piccola realtà calcistica come Gonnostramatza a disputare il prestigioso campionato di prima categoria.


STEFANO ATZORI 02Come riesci a organizzarti tra il lavoro, il calcio, la politica e la famiglia?
Diciamo che ho una vita abbastanza piena. Mi alzo prestissimo e vado a lavorare, come capo cantiere, nella vicina Mogoro. Il pomeriggio lo dedico alla mia seconda passione, la politica. La sera, non tutti i giorni, corro al campo ad allenare i miei ragazzi. Ho la fortuna di avere una moglie come Michela paziente e comprensiva, che mi permette di gestire il tutto senza trascurare la famiglia.
Michela, con ironia, mi raccomanda di sottolineare ed evidenziare quest'ultima frase.

Cosa ti ha portato a provare a fare l’allenatore?
Ricordo che giocavo per il terzo anno consecutivo con il Gonnoscodina. Nelle prime cinque giornate di campionato non riuscimmo a fare nemmeno un punto e di conseguenza il nostro allenatore venne esonerato. La società mi propose di fare da  allenatore continuando però a giocare. Ritenni la cosa inconciliabile e per il bene della squadra decisi di smettere di giocare e mi sedetti in panchina ad allenare: portai il Gonnoscodina al secondo posto in classifica.


Nella tua carriera di calciatore hai incontrato e lavorato con diversi allenatori. Quali aspetti ed insegnamenti, ti sono stati utili per affrontare questa tua nuova esperienza?
Ho imparato tanto da Marcello Corona, un allenatore assai concreto nell'insegnarti i fondamentali del calcio. Però il mio più grande “maestro di calcio” è stato Giuseppe Tuveri. Un mister, oltre che un amico fraterno, molto preparato e molto competente, a volte criticato ingiustamente. Ho sempre creduto che un allenatore vada preso così com'è, con i suoi pregi e i suoi difetti, e che per rendere al meglio abbia bisogno di essere sostenuto a prescindere. Giuseppe ha insegnato calcio, a Gonnostramatza, come nessun altro.

STEFANO ATZORI 03C'è un allenatore a cui ti ispiri?
Ho sempre ammirato Carletto Mazzone, il mister del Cagliari dei primi anni novanta, un grande! Ero e lo sono ancora, affascinato dal suo modo pulito, sano e divertente di raccontare e proporre calcio, però, sinceramente, non mi sono mai ispirato a nessun allenatore.
Una breve pausa di silenzio. Penso sia caduta la linea… e invece all’improvviso la  fragorosa risata di Stefano rimbomba nell’altoparlante del mio cellulare...

Devo ammettere che in paese tutti, scherzosamente, mi chiamano ORONZO CANA', perché, durante le pause degli allenamenti o nei fine partita, cerco di sdrammatizzare facendo un po' ridere i ragazzi.

Mi racconta del suo simpatico “vizietto” di affibbiare soprannomi a tutto il paese.

Come riesci a conquistare la fiducia dei ragazzi?
La fiducia la conquisti se credi fortemente in quello che gli trasmetti e riesci a farglielo capire senza avere però la presunzione che sia una verità assoluta o peggio un obbligo.

Vista l’età dei tuoi ragazzi, sei una figura importante nella loro crescita morale
e formativa. Senti il peso di questa responsabilità?

Mi sento molto responsabile di questi ragazzi. Non vorrei apparire patetico, ma sento che i miei giocatori sono come dei figli, perché per me, non è possibile allenare senza amare i miei giocatori.

STEFANO ATZORI 00C'è qualcuno fra i tuoi ragazzi che, secondo te, ha un futuro nel calcio?
Ci sono buoni elementi che possono tranquillamente ambire a categorie superiori, ma preferisco tenermi i nomi nel “cassetto segreto” delle mie e delle loro speranze.

E Gonnostramatza come risponde?  E’ importante il sostegno del paese?
Quando Fortunato, Andrea, Paolo e Sandro mi chiamarono per dar loro una mano, mi ripromisi di far tornare il sorriso sul viso dei giocatori e rendere orgogliosi i nostri tifosi, ultimamente apatici e lontani dalla squadra. Questo obiettivo l'abbiamo raggiunto e sono orgoglioso di questo.

C’è una partita di questo campionato che ricordi più di altre?
Ricordo con soddisfazione la partita contro la capolista Gergei, che abbiamo dominato dal primo all’ultimo minuto. E' stato bello ricevere i complimenti dagli allenatori avversari.

Come hai trovato il livello di questo campionato di Terza Categoria?
Quest'anno il livello è stata decisamente superiore a quella dello scorso campionato, anche perché il girone del Medio Campidano è molto più tecnico del girone dell'Alto Campidano-Nuorese. Ma siamo ancora lontani anni luce, dal livello della terza categoria dei miei anni ‘90.

Veniamo interrotti da Michela, che ricorda al marito che si è fatto tardi. E' ora di rientrare al lavoro. Mi resta solo il tempo per un ultima domanda.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il Gonnos Sport vive il proprio futuro giornalmente, perché quello che sarà un grande risultato, lo stiamo costruendo oggi, allenamento dopo allenamento. Per ora ringrazio  di cuore i ragazzi, la società, tutti i miei preziosi collaboratori, i tifosi, e tutta la gente di Gonnostramatza che non ha mai smesso di credere nello sport e in noi. Oggi si è chiuso un bel campionato, ma siamo pronti per ricominciare, e perché no, per vincere e stupire ancora!!!

Intervistare Stefano ti da la carica giusta, perché è un fiume in piena di positività ed energia. Lo ringrazio per il tempo che mi ha dedicato.

 

Data:Sabato, 24 Maggio 2014 07:29

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